Cobots: il monopolio di Universal Robots

Trovandoci ormai in un’epoca in cui la ben nota industria 4.0 ne fa da padrone, non vi è da stupirsi se, si sentono sempre più notizie inerenti l’automazione di numerosi processi produttivi applicati anche nel campo dell’attività artigianale.

Un aspetto importante di essa sono i robot collaborativi, i quali hanno lo scopo di fare da ponte tra produzione artigianale e produzione automatizzata.

Si tratta di un mercato ancora relativamente piccolo, che ha tanta strada da fare, ma, come agli albori di ogni grande rivoluzione, c’è già chi la fa da padrone: in questo caso, Universal Robots.

Che cos’è un cobot?

Li abbiamo chiamati robot collaborativi, ma il termine tecnico specifico è cobot. Si tratta di strumenti di piccola taglia studiati al fine di creare un assemblaggio sinonimo di lavoro automatizzato, rimanendo nel pieno rispetto della tradizione artigianale, al fine di offrire prodotti di alta qualità e precisione ma che non manchino in specificità.

I cobots costano poco, sono particolarmente versatili, dunque riutilizzabili in diversi ambiti, anche nel caso dei grandi impianti, sebbene risplendano al meglio con quelli piccoli; sono molto semplici da usare, essendo configurabili in un’ora, e consentono un rientro dei costi in circa sei mesi.

I cobot sono utilizzati più spesso nel settore manufatturiero, specie nel caso delle piccole industrie, in virtù dei loro costi sostenuti.

In effetti, è proprio alle piccole industrie che i cobot sono rivolti, al fine di aiutarli a colmare il divario tecnologico con le grandi multinazionali e allo stesso tempo mantenere la natura artigianale del loro prodotto.

È proprio in questo che risiede la differenza sostanziale tra i robot che usano le grandi industrie, e i cobot: mentre i primi sono fatti per lavorare autonomamente, i cobot sono studiati apposta per integrarsi al lavoro umano, unendo, per l’appunto, automazione e artigianato, in un mix che anni fa sarebbe stato impensabile.

Cobots: i tre modelli di Universal Robots

Non è l’unico produttore, ma, stando ai dati di Robotic Business Review, Universal Robots rappresenta il 50% della produzione totale di cobots, il che ne fa, chiaramente, l’esempio da seguire, una sorta di faro da emulare; un po’ come Apple, per intenderci.

Universal Robots concentra i suoi prodotti in 3 modelli principali: UR3, UR5, e UR10.

Il modello UR3 è in grado di gestire fino a 3 kg di materiali, UR5 arriva a 5kg, UR10, come suggerisce il nome, estende la sua forza fino a 10 kg. È quest’ultimo, di solito, che prevale, non fosse altro che perché le aziende preferiscono andare per eccesso che per difetto, in termini di necessità.

I cobots di Universal Robots possono, tra le altre cose:

  • Pallettizzare
  • Fare ispezioni di qualità
  • Stampare a iniezione
  • Assemblare
  • Prelevare
  • Posizionare

Possono essere applicati quasi a qualunque settore: dalle auto all’agricoltura, passando per i settori chimico e farmaceutico, oltre che plastica e polimeri, non mancano persino l’industria aerospaziale.